La parabola del contadino cinese – La vita è ingiusta? Forse ti vuole aiutare

Quante volte ci capita di pensare “ma perchè tutte a me?”. Quante volte ci chiediamo cosa abbiamo sbagliato, quale strana macumba ci è stata fatta. Per quale strano motivo quando qualcosa pare andare per il verso giusto, in modo del tutto inaspettato e imprevedibile, puf. Tutti i piani che avevamo accuratamente studiato, tutti i progetti che fino a poco tempo prima sembravano prendere forma, all’improvviso diventano intangibili, sospesi in un limbo impalpabile. In questi momenti, forse dovremmo ragionare come ci insegna la parabola del contadino cinese 

Parabola del contadino cinese: uomo con cappello seduto su un cavallo

Il 2020 è stato un anno difficile. Ci ha messo a dura prova, facendo traballare le nostre certezze e sfidando quotidianamente il nostro equilibrio. E’ stato un anno complesso ed opprimente, palcoscenico di incertezze e precarietà. Ma anche di resistenza, coraggio e consapevolezza.

Personalmente, la pandemia è arrivata in uno dei momenti più felici. Ero pronta ed impaziente a mettermi in gioco. Ottimista. Desiderosa di riscatto ed ansiosa di nuovi inizi. Ma nonostante l’entusiasmo iniziale, la criticità sanitaria avrebbe solamente irrigidito queste sensazioni. E quello che nel mio immaginario doveva essere l’inizio di un nuovo capitolo, si trasformava giorno dopo giorno in un’agonia estenuante.

Hold the vision, trust the process

Più le settimane passavano e più la normalità iniziava ad offuscarsi. Al suo posto si faceva strada una pesante realtà claustrofobica, incubatrice di sfiducia e carenza di autostima. Non c’era modo di debellare la mia mente da quell’unica convinzione: stavo vivendo una punizione ingiusta. 

Non passava giorno in cui non mi interrogassi sul perché: era un chiodo fisso. E nonostante cercassi di rimanere focalizzata sui miei progetti di vita, ogni giornata terminava con un logorante monologo interiore, sede alienante di diffidenza e scetticismo, di apatia e smarrimento. 

Nel corso degli anni ho sempre trovato particolare conforto nell’espressione “Hold the vision, trust the process“. Soprattutto nei giorni in cui il process diveniva insostenibile, quella frase riusciva ad infondermi sicurezza e determinazione. Ogni volta che pensavo di non farcela, mi ricordavo l’obiettivo finale, il perchè di ogni sforzo o sacrificio.

Ma durante la pandemia, il suo potere terapeutico veniva meno, lasciando spazio ad una vision sempre più offuscata e ad un process oramai inconsistente.

La parabola del contadino cinese: "forse si, forse no. Vedremo"

In questo periodo estremamente scoraggiante e avvilente, ho avuto la fortuna di scoprire Gianluca, di leggere sue parole e di avvicinarmi al suo vivere la vita lentamente.
Inizialmente non concepivo il modo sereno e rilassato in cui riusciva ad approcciarsi ai continui cambi di rotta della vita. Non mi capacitavo di come potesse essere così felice e tranquillo, soprattutto in quei momenti in cui la vita continua a farti inciampare e non ti permette di continuare sulla medesima strada.

Poi, dopo aver guardato il suo video sulla parabola del contadino cinese, ho finalmente realizzato quale fosse la chiave della sua felicità o come dice lui, quali fossero le coordinate della felicità.

Molti anni fa, nelle campagne cinesi, un uomo e suo figlio vivevano in un piccolo villaggio. Essendo molto poveri: avevano solo una baracca, in cui vivevano e un campo sul quale il contadino cinese lavorava duramente tutti i giorni con il suo cavallo.

Quando il cavallo scappò, gli abitanti del villaggio andarono a trovare il contadino cinese e gli dissero a gran voce: “Il cavallo ti era utile per poter lavorare. Che sfortuna hai avuto!”.

E il contadino cinese rispose: “Forse sì, forse no. Vedremo”.

La settimana dopo, il cavallo ritornò alla baracca: assieme a lui vi erano due cavalli selvatici. Il contadino cinese e il figlio si ritrovarono quindi ad avere tre cavalli. Gli abitanti del villaggio questa volta dissero all’uomo: “Avevi un solo cavallo e ora ne hai tre. Che fortuna hai avuto!”.

Anche questa volta il contadino cinese rispose: “Forse sì, forse no. Vedremo”.

Qualche giorno dopo il figlio stava pulendo la stalla del cavallo, quando uno di loro si agitò e lo calció con forza, facendolo cadere. Il ragazzo si fece male ad una gamba. Gli abitanti del villaggio questa volta dissero al contadino cinese: “Tuo figlio è l’unico che ti può aiutare nel tuo lavoro. Che sfortuna hai avuto!”

Ancora una volta, il contadino cinese rispose: “Forse sì, forse no. Vedremo”.

Qualche settimana più tardi, alcuni soldati dell’esercito arrivarono nel villaggio e iniziarono a reclutare giovani uomini da portare a combattere in una guerra dove nutrivano poche speranze di vittoria. Quando passarono dalla casa del contadino cinese videro suo figlio con la gamba rotta e decisero quindi di passare oltre.

Gli abitanti del villaggio, una volta appresa la notizia, si rivolsero al contadino cinese: “I nostri figli vanno a morire in guerra mentre il tuo è infortunato. Che fortuna hai avuto!”

E il contadino cinese, come sempre, rispose: “Forse sì, forse no. Vedremo”.

Questa parabola è stata illuminante e mi ha concesso un modo tutto nuovo di approcciarmi al susseguirsi degli eventi che si stavano verificando nella mia vita.

Ho appreso quanto la nostra società ci insegni erroneamente a catalogare ogni avvenimento fin da subito. Obbligandoci, inevitabilmente, ad affrontare ogni situazione con un approccio più o meno positivo.

“It’s all about embrace the moment while bearing in mind the focus. It’s about acceptance one step at a time.
It doesn’t signify it will be easy, it doesn’t imply it will be fast. It means it will be worth it, whatever happens”.

Dopo aver letto la parabola del contadino cinese, ho capito che non tutti i mali vengono per nuocere, ma che sta ad ognuno di noi imparare a conviverci e riuscire a trarre il massimo da qualsiasi situazione. Solamente perché ci provoca sofferenza e delusione, questo non implica che sia tutto perduto. Solamente perché non va sempre tutto secondo i piani, non significa che non ci saranno nuove opportunità ad attenderci.
E’ necessario avere la certezza del fatto che arriveranno momenti migliori. E forse, quell’avvenimento che ai nostri occhi pareva una condanna ingiusta, in realtà si rivelerà una salvezza.

La vita è imprevedibile, in evoluzione e in continuo mutamento. Non avere la presunzione di catalogare qualsiasi evento a priori. Alla fine, solamente il tempo potrà fornire le risposte: forse sì, forse no. Vedremo.

TRUST THE PROCESS

orme sulla spiaggia

“Forse si, forse no. Vedremo”